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martedì 10 febbraio 2015

Ennesima insopportabile tragedia - Fuggivano da fame, violenza e guerra e sono morti di freddo nel nostro Mare Mediterraneo

E' tragico il bilancio dell'ennesimo viaggio della disperazione intrapreso verso le coste italiane. Almeno 29 immigrati sono morti per ipotermia e altri sono in gravissime condizioni. È accaduto 8 febbraio a un centinaio di miglia dall'isola di Lampedusa, dove sarebbero dovute giungere le 105 persone presenti sul barcone rintracciato dalla Guardia costiera italiana. La causa dei decessi sembra essere il freddo. Già quando il barcone era stato raggiunto, sette dei 105 passeggeri erano morti per ipotermia e i corpi erano stati imbarcati sulle motovette. Altri 22 sono poi deceduti durante il trasferimento a Lampedusa, una traversata interminabile. I mezzi di soccorso hanno infatti dovuto fare i conti con il mare forza 6 e procedere perciò a velocità ridotta. 

"Con Triton - ha detto Giusi Nicolini - siamo tornati alla situazione precedente alla strage del 3 ottobre del 2013. Così non si può continuare". "Triton - ha aggiunto - è una cosa inutile, quelli di Triton sono soldi buttati a mare. Si decreti la fine di Triton e si torni a Mare Nostrum in attesa di aprire canali umanitari e aprire i flussi. Con Mare Nostrum queste persone sarebbero ancora vive".

“Fuggivano dalla fame, dalla mancanza di acqua, dalla violenza e dalla guerra e li abbiamo fatti morire di freddo nel nostro Mare Mediterraneo”. A parlare è monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, dopo la tragedia nel Mediterraneo con la morte, fino ad ora, di 29 migranti. “Una morte annunciata su una nave in viaggio verso Lampedusa. Un numero - aggiunge il sacerdote - che potrebbe essere destinato ad aumentare, visto la grave situazione di salute di altre persone. Una vergogna che l’Europa avrebbe potuto risparmiarsi se non avesse abbandonato con troppa superficialità l’operazione Mare Nostrum, che aveva indicato una strada europea per intercettare, salvare e accompagnare persone che, lo sappiamo, sono in fuga da Paesi in guerra come Siria, Palestina, Somalia, Eritrea, Nigeria, da una situazione ambientale drammatica come il Bangladesh”. “La speranza - conclude - è che questa tragedia aiuti l’Europa ad essere consapevole che non può abbandonare in mare persone in fuga. La tutela del diritto alla protezione internazionale oggi deve avvenire a partire dal presidiare il Mediterraneo, non lasciandolo ai trafficanti di esseri umani”.

Il Centro Astalli invita le Istituzioni ad intensificare gli sforzi per consentire ai profughi di arrivare in sicurezza sulle nostre coste. “Ancora una volta - afferma il presidente Camillo Ripamonti - attoniti davanti all’orrore, ci troviamo a chiedere la creazione immediata di canali umanitari sicuri che evitino a uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni di rischiare la vita affidandosi a trafficanti di essere umani”...
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... L’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro:
– Dovremmo metterci tutti in ossequioso silenzio e pensare che questi erano uomini come noi e sono morti in una maniera indegna per un essere umano. Qui ci sono esseri umani che continuano a bussare alle porte perché continuano a chiedere di vivere e un’operazione europea che si limiti soltanto a salvaguardare i confini credo che non otterrà grandi risultati. Occorre fare delle scelte politiche coraggiose che rispettino la gente e che siano in sintonia con le necessità del mondo d’oggi...

Le 29 vittime di lunedì riaccendono la polemica sui limiti di Triton, la missione gestita direttamente da Frontex, l'agenzia Ue per il controllo delle frontiere e che è subentrata all'operazione Mare Nostrum...

Le condizioni del mare erano proibitive e "solo le motovedette della Guardia Costiera sono riuscite a raggiungere il barcone". Il capitano di vascello Filippo Marini, portavoce della Guardia Costiera, spiega così le operazioni di soccorso al largo di Lampedusa, dove 29 migranti hanno perso la vita per assideramento. E parla di "veri e propri omicidi" rivolgendosi a chi manda la gente in mare su vecchi barconi
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Ricerche di un secondo barcone, segnalato dalle autorità spagnole, sarebbero in corso, ma dell'imbarcazione non c'è traccia. I dispersi potrebbero essere ancora molti. Il direttore sanitario di Lampedusa Pietro Bartolo aveva allertato l'elisoccorso per potere trasferire, subito dopo il loro arrivo sull'isola, i profughi più gravi con sintomi di ipotermia. I primi sette cadaveri erano stati caricati sulle motovedette, ma altri 22 profughi, che in un primo tempo erano stati soccorsi in condizioni gravissime, non ce l'hanno fatta a reggere il freddo sulle motovedette della Guardia costiera: "E' terribile - dice Bartolo - tra loro ci sono tanti giovani. Sono tutti bagnati, sono morti di freddo". La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta...